Onorevoli Colleghi! - Dal secondo dopoguerra ad oggi, lo sviluppo economico e la tendenza della popolazione a trasferirsi nelle aree più urbanizzate del Paese hanno determinato un progressivo abbandono del territorio rurale ed una conseguente riduzione del personale addetto all'agricoltura. Le aree orograficamente più difficili sono state le prime ad essere abbandonate, con il risultato che in vaste zone del territorio, da decenni, non viene svolta alcuna cura o manutenzione né delle superfici boschive né delle sistemazioni idrauliche agrarie.
      Gli effetti di questo stato di cose sono sotto gli occhi di tutti: ogni anno il sopraggiungere delle stagioni piovose è immancabilmente accompagnato dal verificarsi di eventi calamitosi che producono rilevanti danni diretti e indiretti alla collettività. Intervenire in emergenza, pagando i danni, spesso solo parzialmente, alle imprese ed ai cittadini colpiti dalle calamità naturali, non serve a nulla. Non abbiamo ancora cancellato dagli occhi le immagini di morte e di distruzione della tragica alluvione in Piemonte del 1994 e dell'evento catastrofico di maggiore gravità che ha colpito nell'ottobre del 2000 la regione Valle d'Aosta.
      A questi due eventi eccezionali, di enorme impatto economico, sono da aggiungere decine e decine di disastri minori avvenuti in tutte le regioni italiane in questi anni. Non ultimi, gli eventi estivi di siccità dei grandi corsi d'acqua, in particolare del Po, imputabili anche ad una insufficiente manutenzione dei territori montani e collinari.
      Peraltro, quanto avvenuto nell'anno 2000, che rappresenta l'ultima grande alluvione catastrofica verificatasi nel nord Italia, era annunciato: pochi fiumi sono

 

Pag. 2

stati ripuliti, pochi canali e fossi sono stati liberati dai detriti, nulla è stato fatto per il ripopolamento delle aree rurali, nonostante siano stati spesi migliaia di milioni di euro in sei anni per sistemare il territorio. È fondamentale mantenere vive le comunità rurali a partire dalla montagna fino alla pianura. È vero che è aumentata la quantità di millimetri di pioggia, ma è anche vero che l'acqua che cade su prati e terreni coperti da arbusti ed erba non tagliata, anziché penetrare nel terreno, scivola in fossi ostruiti o inesistenti e, via via, in canali o rogge non mantenuti e finisce in fiumi sporchi ed intasati da tronchi, con il bacino pieno di detriti, alberi e rifiuti di ogni tipo, riempiendoli oltre misura e provocando straripamenti e rotture di argini.
      Per riportare in sicurezza il territorio occorre intervenire con opere di sistemazione idraulica e manutenzione, affidate a chi, in quella realtà, vive e lavora.
      Con la globalizzazione dei mercati, oggi i nostri agricoltori non sono più competitivi e, in particolare nelle zone disagiate, non possono più sopravvivere con la sola resa delle colture agricole. Aggiungendo al problema economico i disagi legati alla mancanza dei servizi essenziali, delle scuole materne e di moltissimi centri rurali, si capisce perché i giovani abbandonano la campagna per un posto sicuro in città.
      La presente proposta di legge vuole istituire, per la prima volta in Italia, la figura del tutore del territorio, individuato preferibilmente proprio fra agricoltori professionali che decidono, in cambio di un contributo economico, di rimanere nei centri rurali, garantendo il loro impegno per il mantenimento dello stesso e per la lotta al dissesto idrogeologico. Siamo convinti che nessuno meglio di chi ha sempre vissuto con le risorse della terra, le sappia curare. Quanti giovani, anziché abbandonare le comunità montane per cercare un posto sicuro, sarebbero rimasti a tenere vivi i centri rurali grazie ad un'integrazione salariale?
      Con la presente proposta di legge si realizza, pertanto, anche una maggiore occupazione attraverso la creazione di attività rivolte alla manutenzione ordinaria dei corsi d'acqua e dei versanti che attualmente risultano gestiti male e in modo discontinuo a causa del progressivo abbandono del territorio. Inoltre, quante risorse avremmo risparmiato se, anziché «correre ai ripari», avessimo speso in prevenzione? Risolta la questione economica, occorre garantire a chi decide di occuparsi di questo importante compito, un minimo di servizi tra i quali l'esistenza in ogni comune di un negozio, di una scuola materna e del trasporto pubblico. Anche in questo caso, il mantenimento dei servizi non comporta ricavi ai gestori ma perdite. La presente proposta di legge prevede, anche per questi casi, un'integrazione del reddito ed uno sgravio burocratico finalizzato al mantenimento di servizi minimi. Il trasporto pubblico deve essere garantito tramite apposito finanziamento che le regioni assegnano alle province, affinché sia individuato il sistema migliore per garantire ad ogni comune il collegamento pubblico al centro principale. La scuola dell'infanzia deve essere garantita in ogni comune con appositi finanziamenti regionali, affinché i bambini non siano strappati, fin da piccoli, dalle loro realtà. Deve essere garantita la presenza di piccoli esercizi commerciali in ogni comune, perché è impensabile che ogni acquisto, relativo anche a prodotti di prima necessità, debba richiedere spostamenti di chilometri. Si prevede pertanto un contributo per coloro che si rendono disponibili ad aprire un punto vendita sul modello dell'emporio (con tutti i generi di prima necessità) nei comuni sotto i mille abitanti.
 

Pag. 3